Quantcast
Channel: metabolismo – Zanichelli Aula Scienze
Viewing all articles
Browse latest Browse all 2

Deepwater Horizon: che fine ha fatto il metano?

$
0
0
CREDITS: U.S. COAST GUARD via flickr
È passato poco più di un anno dal disastro della Deepwater Horizon, e siamo ancora ben lontani dal capire nel dettaglio quali sono, e quali saranno nel prossimo futuro, le conseguenze ambientali del più grave incidente nella storia delle estrazioni petrolifere marine. Lo studio A Persistent Oxygen Anomaly Reveals the Fate of Spilled Methane in the Deep Gulf of Mexico, pubblicato questo gennaio su Science, sembrava però confortare gli animi almeno su una cosa: il metano rilasciato nelle acque è stato rapidamente consumato dai batteri metanotrofi.
 
I ricercatori argomentano questa affermazione portando dati che mostrano un anomalo calo dell’ossigeno disciolto nelle aree del Golfo del Messico interessate dal disastro e riconducendolo al metabolismo dei metanotrofi, che in condizione aerobie appunto «mangiano» il metano ossidandolo per produrre formaldeide.
Altri specialisti non sono però convinti da questo studio, anzi lo rigettano, e Science ha dato loro diritto di replicare pubblicando il 27 maggio Comment on «A Persistent Oxygen Anomaly Reveals the Fate of Spilled Methane in the Deep Gulf of Mexico»I sedici autori, appartenenti a tredici istituti di ricerca, in maggioranza di oceanografia e biologia marina, puntualizzano che è linterpretazione dei dati a essere sbagliata. Non è messo in dubbio che siano stati registrati dei bassi valori di ossigeno, ma non ci sono indicazioni sufficienti per dare la colpa ai metanotrofi.
 
In particolare, cali «anomali» di Osarebbero ben conosciuti nel Golfo del Messico e dovuti sia al Mississipi, che sfociando nel Golfo vi introduce grandi quantità di materia organica (quindi il calo di ossigeno deriverebbe dallossidazione di questultima da parte di altri batteri), sia al consumo dei vari idrocarburi che periodicamente filtrano dai fondali. Non ci sono abbastanza informazioni in merito ai bilanci di ossigeno e metano in quell'ecosistema per separare i vari processi l'uno dallaltro, e quindi non è possibile al momento trarre conclusioni così specifiche.
 
Anche i dati genetici non convincono: nelle anomalie labbondanza di metanotrofi rilevata, dedotta analizzando il DNA batterico campionato nelle acque, non è statisticamente significativa rispetto a quella delle stazioni di controllo, e in ogni caso uno studio che risale a ottobre 2010, pubblicato sempre su Science, mostra che rispetto ad altri idrocarburi il consumo di metano da parte dei batteri nelle acque del Golfo è piuttosto limitato.
 
Fin qui potrebbe sembrare una disputa accademica tra due diverse interpretazioni di un innegabile danno ambientale, ma è molto di più.
 
La portata delle conclusioni dello studio di gennaio, se i critici avessero ragione, è globale. Infatti, sovrastimando il contributo dei batteri metanotrofi gli studiosi specularmente sottostimerebbero la quantità di metano che è stata effettivamente immessa nellatmosfera, e il metano è uno dei più potenti gas serra che si conoscano: a parità di quantità leffetto è oltre venti volte superiore a quello della CO2. Assumendo quindi per vera la loro interpretazione i modelli dei climatologi risulterebbero sballati, perché escluderebbero dai loro calcoli un dato fondamentale.
Si potrebbe obiettare che perdite così ingenti di questo gas siano episodi relativamente isolati, e che in un modo o nellaltro il metano rilasciato da questi «incidenti» non può certo essere considerato importante a livello globale. Ma non è proprio così.
 
Puntiamo lattenzione sui gas idrati. In condizioni di bassa temperatura ed elevata pressione il metano e lacqua formano dei cristalli. Nei fondali oceanici il metano (prodotto in particolare da batteri metanogeni) si è sedimentato in enormi quantità sotto forma cristallina, ma mano a mano che prosegue il riscaldamento globale, queste riserve diventano instabili, cioè i cristalli si disgregano e cominciano a rilasciare il metano. Secondo lo studio contestato, il dato del Golfo del Messico potrebbe essere esteso a livello globale: i batteri metanotrofi sono in grado di eliminare enormi quantità di metano in breve tempo, quindi i gas idrati non dovrebbero preoccuparci più di tanto.
 
Stando così le cose, capire quanto sono effettivamente «bravi» questi metanotrofi è cruciale, e a questo proposito sembra che il Golfo del Messico sia diventato una specie di enorme laboratorio. La risposta a queste critiche però non si è fatta attendere. In Response to Comment on «A Persistent Oxygen Anomaly Reveals the Fate of Spilled Methane in the Deep Gulf of Mexico» si legge:
[…] Rifiutiamo le critiche di Joye et al. in quanto infondate, contraddittorie, basate su stime del volume della perdita che superano quelle dei valori di consenso. […]
Nei prossimi anni sembra proprio che non saranno solo i tribunali a dover lavorare sodo a causa della piattaforma della British Petroleum.

Viewing all articles
Browse latest Browse all 2

Latest Images

Trending Articles